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Saturday, 28 June 2014

Space Dandy

 Di "Animenokaze", (c) 2014:


                                                                      
A me, che sono un distrattone cronico, nello scorrere gli anime che avrebbero caratterizzato i primi mesi del 2014, non era, tuttavia, sfuggita la presenza di questo cromatico “Dandy” che ha debuttato il 5 gennaio in Giappone ed il 4 negli Stati Uniti; ma, stupidamente, non mi ci sono soffermato, pensando ad un clone di “Cowboy Bebob” o a qualcosa di commercialmente concepito per il mercato USA.
Eh, no! C’era davvero lo “zampino” di Shinichiro Watanabe!

Se solo fossi stato più accorto non mi sarebbe sfuggita la mano di Yoshiyuki Ito al character design (in più è Chief Animation Director, Animation Director (OP; ep 1), Character Supervisor (ED)).
Una incredibile “svista” che mi riporta all’errore che mi capitò di commettere circa “Kill la Kill”, quando mi presi la testa tra le mani imprecando: – “NO! Sembra animato con il Flash di Adobe!".
Dopo poche immagini realizzai subito che dietro c’era molto di più ed infatti scoprii esservi la mano di Hiroyuki Imaishi che, guarda caso, era stato key animator della Gainax in Neon Genesis Evangelion e che, fuoriuscitone, aveva fondato la Trigger con Masahiko Otsuka.
Il dinamismo di Kill la Kill trovava, quindi, una valida motivazione nei calibri che lo avevano concepito e realizzato.
Dello stesso tipo di svista mi sono macchiato col Dandy in cui Watanabe e company scatenano animazione e fantasia su livelli immaginabili solo gustandoselo dalla prima all’ultima sequenza; opening ed ending comprese.
Cos’è Space Dandy?
Se qualcuno della mia età, o sù di lì, si ricorda del fumetto “l’Eternauta” di Héctor Oesterheld e Francisco Solano López, la risposta è semplicissima: è tutto l’OPPOSTO!!!
Space Dandy” è allegro, coloratissimo, è davvero un balzo nell’inverosimile, multistellato, universo alla Douglas Adams, ed in me, vecchio appassionato di fumetti e science fiction, evoca davvero una miriade di rimembranze.
Chi ha cavalcato la più istrionica produzione della fantascienza d’autore non potrà non ritrovarvi tanti altri spunti che riconducono anche a Robert Sheckley, Bob Shaw ed al “Venus on the Shell” di Philip J. Farmer.
Che Space Dandy sia qualcosa di diverso dagli anime fin qui visti (FINALMENTE!!!) lo si intuisce subito dall’opening sulle note dell’irrequieto Iasuyuki Okamura che, tra un arresto e l’altro, riesce anche a comporre dell’ottima musica.
Il writing è di Dai Sato, Keiko Nobumoto e Kimiko Ueno che ci regalano una storia che non c’è, una trama che emerge quasi “ad effetto random” dalle caratteristiche dei personaggi che si pennellano a vicenda in un continuo gioco al rilancio da “sagra dell’assurdo”.
L’opening è da urlo e sceglie il modulo della camminata ritmata dei protagonisti, cosa che abbiamo visto riscuotere grande successo ad esempio in “Toradora” o ne “Il mio vicino Totoro”.
La prima impressione, guardando Space Dandy, che tanto deve a titoli come il "Futurama" di Matt Groening, non è di assistere allo svolgimento di un anime; sembra di trovarsi di fronte ad un vividissimo manga che abbia improvvisamente preso vita, con i suoi “piattismi” e le sue “profondità”.
Dandy è un cacciatore di forme di vita aliena sconosciute con il pallino delle belle donne, tanto che la prima parola che gli si sente pronunciare è “tette”.
Con la sua “presenza” alla Elvis ed un elegante pistolone un po’ retrò (per la sua epoca!), il protagonista sarebbe un perfetto damerino spaziale, “il primo dandy dello spazio” se non fosse per la poca intelligenza e la goffaggine che provocano danni d’ogni sorta.
Egli si muove attraverso lo spazio su una splendida astronave che farebbe l’invidia dell’Irresponsabile Capitan Taylor, accompagnato dal suo inseparabile robot QT (che invece di aggiornarsi via software lo fa “leggendo” come un umano, perchè obsoleto) e da un abitante di Betelgeuse simile ad un gatto la cui cattura presso il ristorante spaziale Boobies darà spettacolo.
Che la comicità sia irresistibilmente a sfondo erotico lo si intuisce dalla prima destinazione dell’astronave che è proprio il suddetto Boobies, un ristorante spaziale contenuto tra due immense mammelle che reca l’omonima insegna.
Devo dire che ho impiegato un po’ di tempo prima di accorgermi che questo “breastaurant”, che potremmo rendere in italiano con “Tettorante”, facesse riferimento alla celebre catena americana di ristoranti “Hooters”, con sedi in tutto il mondo, presso i quali delle avvenenti Hooter-girls, delle ragazze-sirena, servono gli avventori.
Hooters è anche un altro termine gergale con il quale ci si riferisce al seno delle donne.
Presso il Boobies sono presenti donnine di tutte " le misure” che farebbero perdere il sonno anche a chi, come me, aveva appena smaltito la sbornia dovuta alle forme di Ryuko Matoi (Kill la Kill) straripanti dal tessuto vivente della propria uniforme senketsu oltre che all’intossicazione dovuta alle straripanti boobs di To Love Ru, Ikkitousen, Rosario+Vampire, Queen’s Blade e Sora no Otoshimono (più o meno forte …).
E come tutte le serie spaziali che si rispettano, in Space Dandy troviamo pure i “cattivoni” (ma cattivi, cattivi!) che nel primo episodio muovono un’intera flotta per catturare Dandy che i guai è bravissimo a trovarseli da solo, tanto che per catturare alieni su di un planetoide, grazie alle indicazioni dello pseudo-gatto di Betelgeuse, per non finire nelle grinfie dei mostri fa sbadato uso della propria arma segreta senza pensare che avrebbe accoppato pure sè stesso, QT e Meow oltre a distruggere planetoide ed astronave.
Un vero genio spaziale, vah!
Tutto questo "bailamme" ha finito, tuttavia, col riportare a galla un altro eccezionale ricordo che giaceva nel mio "dandiano inconscio": Joe Galaxy di Massimo Mattioli, un fumetto di fine anni 70.
Colori, mostri incredibili, situazioni assurde e via dicendo, oltre ad un sano ed improbabile erotismo inter-razziale caratterizzavano un fumetto denso di richiami alla fantascienza anni 50 e davvero debordante di elementi pop-porno-trash.
Joe Galaxy è coloratissimo, come Space Dandy e come Dandy è un monumento all’assurdo ed al nonsenso.
Nei momenti più trash dell’anime mi sembra di ritrovarmi davanti il celebre pennuto spaziale di Mattioli a combinarne di cotte e di crude pur non essendo affatto un damerino dello spazio come il nostro amico cacciatore.
Che miniera di sensazioni questa fantastica creazione di Watanabe e collaboratori!
So già che Dandy, un giorno, in uno dei propri viaggi spaziali, troverà qualcuno pronto a narrargli “la leggenda dell’astronauta errante Simon Wagstaff”:

- “L’astronauta errante è un terrestre che non invecchia mai. Porta i Levi’s e un logoro maglione grigio, con toppe di pelle sui gomiti ed un enorme monogramma davanti: SW. L’occhio sinistro è coperto da una benda nera. Ha un banjo elettrico ad energia nucleare che non lascia mai e tre compagni fissi: un cane, una civetta ed un robot femmina. Il suo unico, terribile difetto, è che pone domande alle quali nessuno sa rispondere. O, almeno, lo faceva fino a mille anni fa quando è scomparso. [...] Ah, già! Soffre anche di una vecchia ferita al deretano e non può stare seduto a lungo.
Una volta qualcuno gli ha chiesto che effetto facesse non avere età.
L’immortalità è un dolore al sedere ha risposto".

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